E la ruota continua a girare…
Remo Chiarini *
Così, a tempo debito, il 30 giugno 2017 è terminato il mio incarico di presidente del Rotary Club Arezzo Est. In tutta tranquillità e senza rimpianti. Personalmente trovo infatti che la durata di un solo anno del mandato di presidente di un club sia una delle più sagge e riuscite regole imposte dal R.I.
Oggi, da Past President, provando a stilare il bilancio di questa impegnativa e, per molti versi, coinvolgente esperienza, sono persuaso che se non fosse stata accettata e vissuta proprio nello spirito del “serve above yourself”, sarebbe stata del tutto defaticante. E ciò è tanto più vero quando ci si trova ad assumere questo incarico ancora nel vivo della propria simultanea attività professionale, oltreché sotto il peso degli altri innumerevoli pressanti impegni nei quali un adulto, socialmente attivo, è fatalmente coinvolto (famiglia, amici, appartenenza ad altre associazioni, ecc..).
Mi sento di poter dire che circa due anni fa fui eletto presidente “a mia insaputa”, ma non nel senso in cui solevano definirsi qualche tempo fa quei politici risultati (a dir loro) ignari beneficiari di sostanziose regalie molto sospette. No, io di fatto non avevo mai espresso ad alcun socio, o socia, del nostro club la benché minima intenzione, o il pur modestissimo desiderio, di assumere alcun tipo di carica. Anzi, per ben due volte, nelle elezioni precedenti, figurando tra i nominativi giunti al ballottaggio per la presidenza, avevo decisamente declinato l’invito, ben consapevole dei miei impegni professionali che mi dissuadevano senza meno dall’accettare un incarico così oneroso. E anche quella sera, uscendo di casa, avevo rassicurato mia moglie dicendole che avrei fatto di tutto per scongiurare la mia elezione. Ma le cose, come sapete, andarono diversamente e mi ritrovai invece presidente del Club. Però, nonostante l’iniziale smarrimento, se dicessi oggi che me ne rammarico, non sarei sincero.
È chiaro che anche in questa circostanza, come avviene di norma quando si assumono incarichi di rappresentanza, appena accettato il mandato prevalsero rapidamente il senso della responsabilità e, fattore di non secondaria importanza, anche una giusta dose di amor proprio che ti sprona a fare del tuo meglio per evitare di scadere in performances mediocri o di basso profilo.
Chi è stato presidente del Club sa bene che la fatica maggiore non è tanto quella di “inventarsi” i temi ed i relatori per le fatidiche 40÷45 riunioni conviviali dell’annata, per le quali, oltreché a potersi giovare del contributo della commissione programmi, è sufficiente attingere tra i tanti rapporti interpersonali allacciati nel corso della propria precedente attività professionale, o culturale che sia. Tutt’altro, lo stress principale deriva soprattutto da altri due tipi di incombenze ricadenti istituzionalmente sulla figura del presidente del club. Mi riferisco in prino luogo ai continui adempimenti burocratici da espletare per il Distretto o per il R.I. che negli ultimi anni sono divenuti sempre più frequenti e pressanti; in secondo luogo al paziente lavorio di ricerca e mantenimento della pace sociale nel Club, continuamente insidiata da piccoli e grandi personalismi, da dissonanti orientamenti di natura culturale (e talora anche ideologica), oltreché da mille altre minuterie di varia umanità di cui qui non conviene nemmeno fare cenno.
Ma non vorrei dare l’impressione di aver subito quest’annata solo come una sorta di dura corvé. Ho avuto anch’io l’opportunità di apprezzare alcune graditissime manifestazioni di consenso a seguito di mie personali proposte portate a compimento con il club.
Ricordo ad esempio l’entusiasmo testimoniato dai nostri soci ed in generale da tutti i partecipanti alla riuscitissima gita a Napoli, dove, oltre al piacere di una spensierata e appagante amicizia, avemmo l’occasione di am-mirare durante la visita al Museo Archeologico Nazionale le affascinanti testimonianze artistiche greco-romane svelateci dal suo formidabile direttore Paolo Giulierini (socio onorario del R.C. Valdichiana).
Per non dire poi della magnificenza del Teatro San Carlo, dove quella stessa sera assistemmo a “Le Nozze di Figaro”, una delle più belle opere di Mozart, o della suggestione provata il mattino seguente davanti agli scavi di Ercolano e, infine, tornando a casa, di fronte allo splendore della Reggia di Caserta.
Non di meno, altro evento di notevole valenza culturale e di soddisfazione condivisa con tutto il club, oltreché con i numerosi spettatori intervenuti, aretini e casentinesi, è stato quello della rappresentazione dell’appassionante spettacolo teatrale “Quel maledetto San Barnaba. Quello stramaledetto sabato di Campaldino”, scritto e messo in scena dal nostro professor Alessandro Bandecchi nello straordinario ed evocativo palcoscenico della corte del Castello di Poppi.
Questa manifestazione, oltre ad averci regalato un evento di intenso pregio artistico, ha fornito a noi tutti anche l’occasione di apprezzare la generosa offerta di tempo e di risorse personali che, insieme all’autore-regista, la compagine dei nostri soci-attori non professionisti ha gratuitamente messo al servizio del Club e della comunità locale, lavorando duramente per oltre sette mesi. Non è un caso che tra di loro si sia poi creata una sorta di magica complicità e solidarietà che perdura ancora dopo quasi un anno, giusto nella speranza di poter dar vita, prossimamente, ad ulteriori analoghe performances. A margine di questo meritatissimo elogio a tutti i protagonisti di quell’evento, mi sia concesso un piccolo peccato d’orgoglio nel ricordare di essere stato l’ispiratore di questa pregevole pièce teatrale.
Al momento del mio insediamento manifestai al Consiglio Direttivo l’intenzione di promuovere eventi di aggregazione culturale percepibili anche al di fuori del nostro piccolo sodalizio; aperti a tutta la cittadinanza e tendenzialmente volti a valorizzare le risorse umane, storiche, artistiche e scientifiche della comunità locale. Il nostro compianto amico Giulio Rupi, talora mio mentore, ma anche spietato censore all’occorrenza, commentò osservando che il mio ambizioso programma “sarebbe potuto bastare per almeno tre annate”.
Nel corso delle nostre conviviali abbiamo trattato temi attinenti all’arte (Piero della Francesca, Leonardo, Raffaello, Torre di Pisa); alla musica (Mozart e Listz, ma anche jazz e Lucio Dalla); alla prosa (letteratura di viaggio e romanzo storico); alla poesia (lectura dantis), alla filosofia (la Scuola di Atene e i consigli morali di Seneca); all’ecologia (Parco del Casentino e biodiversità); all’economia (il ruolo del credito nel quadro nazionale ed europeo e le prospettive di crescita della Toscana Sud); alla medicina (genomica nutrizionale e microbiota umano); alla fisica (Fermi e il gruppo di Via Panisperna, Einstein e le onde gravitazionali); alla protezione civile (naufragio Concordia e valanga di Rigopiano), alla bonifica (i consorzi e la tassa sui fossi) e infine all’architettura.
Spesso ci siamo avvalsi del competente e autorevole contributo di relatori reclutati in ambito accademico o in quello professionale, ma in altri casi è stato apprezzato anche il semplice apporto di taluni soci che hanno animato interessanti caminetti dedicati all’illustrazione delle rispettive attività professionali o all’educazione su temi di carattere rotariano (Fondazione e Polio Plus).
In effetti poi però ha avuto ragione il povero Giulio e molti dei temi che mi ero riproposto di affrontare sono rimasti nel cassetto. Tuttavia mi sento di poter dire di aver colto un obbiettivo fondamentale, ovvero che in tutti i progetti che siamo riusciti a mettere in campo c’è stata una forte propensione a manifestare alla città, a rendere a tutti percepibile, l’essenza del Rotary, la sua natura e i suoi scopi umanitari e culturali.
Penso ad esempio al compimento del progetto di educazione alimentare “Sani stili di vita”, avviato nel corso della precedente annata presieduta da Urbano Dini e coordinato dalla nostra prof.ssa Claudia Mazzeschi in collaborazione con E.U.R.O.B.I.S.
Service che ci ha dato l’opportunità di rendere visibile l’azione del nostro club, aven-do coinvolto nell’arco di un biennio 213 bambini (con i relativi genitori) e 22 maestre delle seconde classi di due istituti primari aretini (Scuola San Gimignano e Istituto Comprensivo Severi), impegnati in un articolato percorso educativo a scuola, con passeggiate guidate nel centro e nei parchi cittadini e con la visita ad una fattoria didattica.
Non meno importante, sia sotto il profilo dell’impegno nell’azione professionale e culturale, sia sotto l’aspetto della visibilità mediatica, è stato il convegno “Banche e imprese oggi: tra Italia ed Europa”, tenutosi a febbraio in collaborazione con l’Ordine dei Commercialisti e Esperti Contabili di Arezzo, presso l’Auditorium di Arezzo Fiere e Congressi. Meeting organizzato dal nostro socio Francesco Saverio Farina, nel corso del quale, attraverso i contributi di eminenti esperti del settore, è stato offerto alla cittadinanza ed alle categorie economiche e professionali direttamente coinvolte un quadro aggiornato sullo stato dell’arte delle innovazioni normative, dei rischi finanziari e delle opportunità connesse al settore del credito.
Un’altra importante opportunità di comunicazione della realtà del Rotary è stata quella del service (a costo zero) che abbiamo chiamato “Cosa farò da grande”, rivolto agli studenti delle ultime classi delle superiori (IV e V). Quest’anno è stata la volta del Liceo Scientifico-Linguistico F. Redi di A-rezzo, dove, nel corso di due mattinate, grazie alla viva testimonianza di alcuni dei nostri soci (Rinnovati, Recine, Sasdelli, Butali, Chiarini, Cristofoletti, Vasari, Marraghini, Pieraccini, Luigi Falcone, Ricci e Mazzeschi), è stato reso percepibile un significativo spaccato della natura, degli oneri e onori di alcune delle principali professioni intellettuali.
Ai giovani intervenuti (oltre 200) sono state infatti presentate esperienze e carriere professionali nei settori della medicina, dell’ingegneria, della giurisprudenza, dell’economia e della psicologia.
L’iniziativa, fortemente apprezzata dai destinatari, sotto il profilo delle linee d’azione del Rotary si inquadra nell’impegno verso le “Giovani generazioni”, perseguendo lo scopo di tra-smettere loro concreti stimoli motivazionali per proseguire il proprio excursus di studi fino alla laurea, evidenziando come le competenze che ne deriveranno costituiscano condizioni essenziali per la loro realizzazione personale e per le loro future prospettive di occupazionali.
In ultimo è doveroso ricordare anche i nostri contributi in favore delle popolazioni e delle aziende dell’Italia centrale colpite dal Sisma. A loro abbiamo dedicato due importanti services. Il primo consistente nell’acquisto di prodotti di un’azienda agricola di Cascia (PG) finanziato tramite una lotteria tenutasi nel corso della Cena degli Auguri; il secondo, fornendo un congruo apporto economico all’iniziativa promossa dal Distretto 2071 sempre in favore dei terremotati.
Ora il mio mandato è concluso, ma sono consapevole di aver passato il testimone in ottime mani e, a Claudia Recine, le cui doti umane e professionali ho sempre apprezzato, auguro un sereno e proficuo lavoro nel suo anno di presidenza del nostro Club.
Naturalmente un sincero ringraziamento va a tutti gli amici del club e in particolare a coloro che mi hanno affiancato e assistito consentendomi di portare dignitosamente a termine questo incarico. Innanzitutto voglio esprimere la mia riconoscenza all’amico Mauro Forzoni, Segretario Distrettuale 2016-2017, sempre prodigo di preziosi consigli, disponibile a trarmi d’impaccio dalle incombenze burocratiche e attento a farmi riflettere per tempo su certe mie impulsive e inopportune reazioni. Analogo sentimento esprimo anche verso l’amico Urbano Dini, altro fondamentale sostegno cui mi sono affidato per la generosa offerta di tutta la sua recente esperienza di Past President, oltreché per far tesoro di una robusta dose di sana moderazione. Grazie anche al fido e solerte Segretario Paolo Bonifazi, paziente esecutore non privo di iniziativa e capace di pacate e apprezzabili critiche; così come un altro sincero encomio merita il Prefetto Michela Rinaldini, per la sua professionale efficienza e oculata parsimonia nel rispetto della qualità; doti ampiamente dimostrate nella piena riuscita di tutti gli eventi dell’annata. Naturalmente la mia gratitudine è parimenti rivolta anche a tutti gli altri componenti del Consiglio Direttivo (Vice Presidente Giovanni Casi, Tesoriere Stefano Capaccioli e Consiglieri Giulio Rupi e Francesco Farina) e poi a tutti i presidenti delle commissioni: Mafucci, Carlini L., Boninsegni, Rinnovati, Bandecchi, Deni e Del Corto. Ovviamente in questo doveroso elenco non posso non annoverare mia moglie Liliana, che in ogni circostanza ha saputo sostenermi con paziente assiduità, competenza e dedizione.
Infine l’ultimo pensiero va a due cari amici che quest’anno ci hanno lasciato anzitempo. Il primo di loro è Giulio Rupi. A lui mi legava un sincero affetto e la gratitudine per aver generosamente contribuito, specie agli inizi, alla mia crescita professionale. Mi mancheranno i suoi validi consigli, offerti sempre con garbo e discrezione. Conserverò di lui molti bei ricordi, compreso quello della straordinaria dignità e riservatezza con cui ha vissuto i suoi ultimi mesi, continuando a frequentare stoicamente le nostre riunioni finché ne ha avuto la forza.
L’altro è Giuliano Caloni, amico pronto e disponibile che, seppur conosciuto da poco più di due anni, mi aveva conquistato per la sua cortese simpatia e per il comune interesse per la tecnica. A lui devo anche il sereno e fattivo clima di collaborazione che aveva saputo creare esercitando scrupolosamente il suo ruolo di Assistente del Governatore. Clima che mi ha consentito di allacciare duraturi rapporti di amicizia, stima e proficua cooperazione con gli altri presidenti dei Rotary Club dell’Area Etruria dell’annata 2016-2017.
* | Past President 2016-2017 |